Dalle isolette tropicali della provincia di Okinawa eccoci atterrati per una breve sosta di un giorno in un’altra isoletta vicinissima a Hiroshima: Mijakojima. Arrivando al tramonto dal ferry boat, ho avuto una grandissima delusione: il famosissimo Tory galleggiante simbolo dell’isola e considerato una delle tre più belle viste del Giappone, non era affatto… galleggiante, ma completamente a secco.

Talmente a secco che ci si poteva passeggiare tutto intorno. :( Fortunatamente il giorno dopo a tarda mattina la marea ha ricominciato a salire e incredibilmente in poche ore è salita di 3 metri abbondanti dandoci finalmente la vista del Tori in mezzo all'acqua mentre ci allontanavamo sul traghetto. La morale è: se volete andare a Mijako informatevi sugli orari delle mareee!!!!
L’isola  vale una visita, ha un che di misterioso e magico nonostante sia presa d’assalto notte e giorno dai turisti ed è assolutamente da menzionare per la ricchezza culinaria racchiusa in questi pochi acri di terra. A Mijako come in tutta la baia di Hiroshima sono famose le ostriche e gli Oyster Restaurant abbondano con la particolarità che qui spesso le cuociono, alla brace! Altra delizia sono gli Okonomiyaki.

Qui li definiscono "pancake", ma dei pancake per me hanno solo la forma tonda. In pratica si tratta di una pila di cibo preparato alla piastra tutto davanti ai vostri occhi e composto in ordine di apparizione da: crepe sottile, sopra una quantità enorme di cavolo verza, pancetta, udon e sopra a tutto una frittatina fatta sul momento alla piastra e topping di salsina rossa simil ketchup! Questa era la versione base, poi si poteva arricchire (O_O ??!!) con una infinità di aggiunte.
Noi ne abbiamo mangiato uno a testa da KURAWANKA dopo la scalata del Monte Misen (536 mt di scalini in salita e per fortuna funivia in discesa) che sovrasta l’isola. Gli Okonomiyaki fatti in questo modo pare siano tipici della prefettura di Hiroshima, molto diversi da quelli che troverete nel resto del Giappone. C'è anche un dolce fantastico i Momiji Manjū (che più o meno in altra forma troverete in tutto il Giappone) che non sono altro che dei biscotti morbidi a forma di foglia di acero, il simbolo della prefettura, ripieni di marmellata di azuchi (fagioli rossi). Nelle stradine dell’isola sono tantissimi i negozi che li vendono e che hanno a vista la piccola catena di montaggio con cui vengono prodotti.

Un’ultima dritta culinaria per l’isola: abbiamo cenato in un bar giapponese il MAMETANUKI, (tel 0829-44-2131 open 17:00-23:00 1133 Miyajima-cho Hatsukaichi-City) incredibilmente c’era un americano dietro il bancone che aiutava e quindi nessun problema di lingua e per di più resta aperto fino alle 23 di sera, una rarità da queste parti.

Ultimo saluto all’isola magica di Mijajima dove da centinaia di anni pare che per legge nessuno può morire, nascere o tagliare alberi, e via con il nostro primo Shinkansen verso Kyoto.

Kyoto è molto bella ma incredibilmente turistica. Fin troppo. Comunque resta una città molto bella e sono tantissime le cose che si possono fare ed i quattro giorni passati qui non sono stati assolutamente sprecati. Se passate da queste parti di sicuro non dovete mancare il Sentiero del Filosofo: un paio di chilometri lungo un canale fiancheggiato di ciliegi che si trasformano in una galleria rosa e puffosa durante la stagione della fioritura dei ciliegi. Mi è piaciuto molto girare anche per le stradine di Higashiyama: un quartiere storico pieno di piccoli negozietti, costruzioni tipiche e geishe o ragazze in abiti tradizionali. Ovviamente sono d'obbligo una gita a Nara  (peccato che noi l’abbiamo vista con la pioggia battente) e la scalata del Fushimi Inari Shrine sarà una esperienza unica nel suo genere: risalirete una collina camminando su un sentiero interamente coperto da migliaia di Tori donati da privati in segno di devozione che formano una galleria rossa davvero suggestiva. Uno dei simboli di Kyoto. Infine, a pochi minuti di treno da Kyoto, c’è Arashyama e il famoso Bamboo groves. Uno stretto sentiero vi inoltrerà in una foresta di altissimi bamboo. Impressionante vederli piegare e rumoreggiare per il vento.

Dal punto di vista culinario anche qui ci sarebbe tanto da dire: a partire dalla carne di Kobe che abbiamo provato qui essendo a pochi chilometri dall'omonima città. Di sicuro è buona, ma altrettanto sicuramente non può valere i 100€ all’etto (Sì non ho sbagliato L’ETTO) che si paga. Ma almeno una volta nella vita l’esperienza va fatta, e di sicuro se si è a pochi chilometri da Kobe dove si ha la presumibile sicurezza di mangiare la vera carne di Kobe e non una imitazione.

Una delle migliori cene di tutto il viaggio l'abbiamo avuta per caso da HACHIDAIME (open 11:00-14:30 18:00-22:00 tel 075-708-8173 Gion). Un paio di giorni prima, arrivati nel quartiere di Gion stremati da quella che poi abbiamo ribattezzato “la maratona di Kyoto”, per pranzo abbiamo visto una lunghissima coda davanti a un ristorante. Ovviamente era impossibile mangiare li a pranzo vista la lunghezza della coda e l’ora tarda, ma incuriosita ho preso il bigliettino da visita ovviamente tutto in giapponese e alla cieca abbiamo prenotato per cena. Ho scoperto poi che si tratta del Rice Restaurant aperto da uno dei migliori produttori di riso giapponese. A cena servono tue tipi di menù fisso che variano solo dal numero ed ampiezza delle portate. E’ stato davvero un peccato non riuscire a scoprire di più su quello che ci hanno servito visto lo scarso inglese dello staff ed ovviamente la cronica mancanza di un menù tradotto dal giapponese. Più che una cena è stata una raffinata cerimonia: tutto è stato servito con gesti precisi e misurati secondo una evidente stabilita ritualità. Ci hanno perfino fatto scegliere i bicchieri per il sakè e la ciotola per il riso. Il menù è composto da varie portate tutte con filo conduttore e ingrediente principale il riso. Anche il dolce è a base di riso: una specie di crocchetta dolce fritta con interno di azuki. Assolutamente da provare!

Per averci salvato da morte glicemica sicura non posso non menzionare LOVELY FRIENDLY ONIGILY che distribuiva Onigiri lungo il Sentiero del filosofo con un carrettino attaccato alla bici. Mentre per un ricordo davvero speciale, se passate dalla stazione di Kyoto vi raccomando un salto da: EIRAKUYA  un negozio in cui troverete centinaia di Furoshiki ovvero i loro fazzoletti con cui fanno tutto: da annodare i regali, ai capelli, alle borse! E qui vedrete delle borse carinissime fatte con dei furoshiki annodati con sapienza. Vi daranno anche il foglietto con le istruzioni per rifarlo a casa :)


Dopo Kyoto, Mount Koya per una esperienza mistica. Il monte forse più sacro del Giappone disseminato di centinaia di templi buddisti e meta di pellegrinaggio per centinaia di credenti. Si raggiunge dopo 2 cambi di treno, una treno a crimagliera e un autobus! Ma alla fine il tempio che ci ospiterà per due notti si è rivelato davvero incredibile. La camera dai sofisticati colori crema si affacciava sul giardino interno con tanto di laghetto. Colazione e cena serviti in camera dai monaci a livello di un ristorante pluri stellato. Tutto rigorosamente vegano. Questo paradiso si chiama ICHIJOIN In assoluto la migliore esperienza culinaria in tutto il Giappone, ed una delle migliori in tutta la mia vita. Per me è stato davvero incredibile scoprire come con solo prodotti vegani si possano produrre piatti così incredibilmente deliziosi e variegati. Una cucina così sofisticata, fatta da pochi e semplici ingredienti che nelle due cene e due colazioni (leggi pranzi) mi ha ricordato tantissimo Cracco al suo meglio.

Il racconto di questo viaggio lo termino con un paio di annotazioni che spero utili per chi voglia cimentarsi ad orgarnizzare da se un viaggio in Giappone come ho fatto io:

Kanazawa città feudale sul versante occidentale del Giappone, è stata dopo Kyoto la seconda città più grande del Giappone a scampare ai bombardamenti della II Guerra Mondiale. Siamo venuti qui per visitare il bellissimo giardino Kenrokuen, uno dei tre giardini più belli del Giappone e per alcuni addirittura il più bello. Dicono sia bellissimo in tutte le stagioni dell'anno, in primavera di sicuro lo è. Nonostante la fioritura ritardata dei ciliegi è stato incantevole visitare questo parco. Andateci la mattina prestissimo per evitare la folla. Kanazawa è una città che si visita tranquillamente in un giorno e vale la pena di arrivarci visto che ha comodi collegamenti con lo Shinkansen da Kyoto/Kobe.

Non andate a Shirakawa-go. Questo potrebbe essere il motto da stampare su delle T-shirt da vendere su internet. Non me ne vogliano gli abitanti del posto e gli addetti dell'UNESCO, ma definire questo villaggio patrimonio dell'Umanità è davvero passibile di arresto... Siamo andati appositamente in questo remoto villaggio attirati dalla descrizione da favola di "villaggio dai tetti di paglia fuori dal mondo", ma malgrado i numerosi pullman che abbiamo visto arrivare fin qui, davvero non capisco cosa ci sia di attrattivo in 4-dico-4 case con tetti di paglia e pure mal tenute!... Tempo della visita stimato 30 minuti. Poi la noia mortale aspettando l'autobus per scappare via.

Takayama, se siete da queste parti vale una sosta per la notte oppure un paio di ore di vista, altrimenti non vale il viaggio fino a qui. La città è famosa per il suo ponte rosso, il festival che si tiene in primavera ed autunno (e durante il quale ritengo sia proibitivo venire) e per il quartiere storico del periodo Edo.  Fare una passeggiata per questo paio di stradine è piacevole, ma nulla di più.