libro, il riposo della polpetta

Allora, smaltita la mia parte dei 4 litri di Americano (il mio aperitivo preferito) che ho preparato e per i quali mi hanno accusato di aver alzato anzitempo il tasso alcolemico dei partecipanti alla cena di ieri, mi ripresento a voi nel mio primo post del 2010 con una classica domanda: che vi ha portato Babbo Natale? ...a me tra le tante cosine interessanti, di cui vi parlerò a tempo debito, sicuramente non posso non menzionare il regalo dei miei nipoti, un libro: Il riposo della polpetta.

Già il titolo e la copertina mi sono piaciuti subito tantissimo e devo dire che le premesse si sono mantenute fino davvero alla fine. Il retro del libro riporta una frase dell'autore secondo me profondamente vera:

"La cucina non è solo il luogo in cui si progettano sopravvivenza e piacere. La cucina è anche il luogo ideale per allenare la mente... Il riposo della polpetta è come il riposo dei pensieri se aspetti un pò, vengono meglio."

L'autore è un professore universitario di storia medioevale e cultura dell'alimentazione ed in questo libro con uno stile davvero fresco e scorrevole racconta storie antiche e moderne intorno al cibo. Scorrendo queste pagine si scopre come quasi tutti gli alimenti che normalmene prepariamo nelle nostre cucine hanno una storia da raccontarci, ma che spesso ignoriamo. Così per esempio ho scoperto che l'abbinamento prosciutto e melone, nasce nel medioevo a causa dei principi ippocratici e galenici in voga al tempo per cui i cibi freddi ed umidi come la frutta si credeva fossero pericolosi per la salute, e quindi andavano bilanciati da cibi caldi e secchi. Il melone umido e fresco per eccellenza ritenuto pericolosissimo per la salute (gli è stato imputato anche la morte di un Papa) veniva quindi accompagnato dal prosciutto, cibo caldo e non umido. Per lo stesso motivo nascono altri abbinamenti golosi e classici quali pere e formggio o l'abitudine che spesso abbiamo a fine pasto di "affogare" le pesche in due dita di vino rosso...

Il libro è davvero pieno di interessanti riflessioni su come il cibo abbia un piano non secondario nella storia dell'uomo e di come riflette, ed a volte anche influenza, la società (la carne cibo di aristocratici si suddivide, la minestra cibo democratico dei ceti poveri si condivide).

Chiunque leggerà questo libro non si domanderà più preparando i tortellini ricotta e spinaci perchè si chiamano "di magro" e sicuramente avrà un occhio di riguardo in più nel preparare una macedonia di pesche...stò vaneggiando? No, no, leggete il libro e capirete... ;-)